POESIA, ARTE, ATTUALITA', SOCIETA', RECENSIONI, TERRA DI CIOCIARIA

lunedì 26 luglio 2010

"Primavera" di Lerro Menotti.


Lerro Menotti ha calpestato il dolore. Nel suo “Primavera”, dimostra tutta la sua giovane maturità. Giovane perché non ha compiuto ancora trent’anni. Maturità perché attraverso la sua coscienza poetica, riesce a riempire il foglio bianco di un’esperienza che lo porta oltre i suoi anni. Il suo punto di vista è umile e al contempo consapevole. Il poeta dà uno scorcio di sé e della soggettiva percezione di sentimenti tanto universali quanto personali, che lo proiettano in una visione della sofferenza tellurica ma esplosiva, vulcanica, a volte rabbiosamente rassegnata. Come non citare le due stagioni dell’amore, la primavera e l’estate. Il sentimento, nel momento in cui nasce, è paragonabile al risveglio dall’inverno, quando è puro, fresco ed incondizionato, avvolgente e dolcissimo. Ma poi arriva l’estate e la maturità dell’amore, una fase in cui l’individuo prende coscienza delle circostanze, schiudendo davanti a sé stesso la vita di tutti i giorni, con il suo fardello di angoscia e dolore. Nelle pagine di “Primavera”, la penna si impregna di sofferenza, fino a trasudare malinconia per un’ infanzia oramai trascorsa. Quella delle ciliegie, delle corse con gli amici, dei ricordi del suo paese natale. Quella degli anni ingenui e terribili allo stesso tempo. Poiché la grande sensibilità di Lerro sta proprio nel presagio del dolore, che lo ha marchiato nel profondo e che riversa nella parola poetica. Il volume raccoglie testi che vanno dal 1997 al 2007, da “Ceppi incerti” (2003) ai più recenti componimenti. In questo percorso indagatorio, si acquisisce la cognizione dell’essere legati ad un filo conduttore: quello del binomio vita-morte, che si accosta ad amore-dolore quasi ad incastro. Il tutto sublimato da un linguaggio sempre più immediato e maturo, che scaraventa fuori tutto ciò che trova dentro il pensiero tormentato. Ma la sua è rassegnazione apparente. Perché dispera e spera che qualcuno possa rispondere, in un continuo appellarsi alla vita ed alla morte attraverso figure di persone che ha amato e che ama...

venerdì 23 luglio 2010

Sabrina Trasolini. Evoluzione demografica del basso Lazio:il caso di Veroli

Veroli, panorama; scatto tratto da: Il blog di "Comuni italiani.it" (link)


Piazza Santa Salome



Veroli, tramonto. Ottobre 2009

Veroli, cittadina situata nella provincia Ciociara




Scorcio di Veroli; scatto tratto da:"Anna.Righe blu"(link)



Veroli (link) è un paese meraviglioso e di grande valore artistico, situato in una provincia, quella ciociara, che vanta un ricchissimo patrimonio archeologico, culturale ed enogastronomico. Numerosi sono gli studiosi che si sono avvicendati nei decenni, specie per approfondire la conoscenza di tutto ciò che offre la Verulae antica. S.P.Q.V. si legge sull’arco di quella porta che accoglie chiunque respiri la sua aria. Ed il popolo verolano è davvero “senato”, perché oltre a quelle erniche, medesime sono le radici che accomunano tutti gli abitanti, cioè le romane. Corpo ed anima, espresse nell’abbaglio di vicoli, palazzi e chiese antiche costruiti nel tempo e proiettati davanti ad un paesaggio circostante che toglie il fiato. Fino a far emergere quella vera realtà, pregna di gloria, ruralità e cristianità che fondono la terra di Veroli. Proprio la dottoressa Sabrina Trasolini, attraverso l’ “Evoluzione demografica del basso Lazio nel XVII, XVIII E XIX SECOLO: il caso di Veroli” di cui è autrice, ha portato avanti un lungo e sostanzioso lavoro di indagine sulla storia di questa cittadina, in modo particolare sull’incremento della popolazione. Dopo aver introdotto dei cenni storici, Trasolini approfondisce l’analisi del periodo compreso tra il 1600 ed il 1800, tenendo in considerazione i punti salienti delle variazioni demografiche, cioè natalità e mortalità. Fonte di tale indagine sono i registri delle nascite, dei matrimoni e delle sepolture. Epoca fondamentale per una maggiore determinazione dello sviluppo demografico è stata quella napoleonica, poiché (…) a partire dagli ultimi anni del Settecento, si fanno più frequenti le fonti e le documentazioni di carattere statistico e demografico . Il cambiamento si inquadra nel complesso periodo storico dell’occupazione francese, durante il quale l’amministrazione civile avvertì la necessità di procedere ad acquisire, in modo organico, gli elementi di base per un efficiente governo della cosa pubblica (…), come la stessa autrice afferma. Meritano un cenno particolare i capitoli sull’abbaliamento e la mortalità infantile. Nel primo caso perché “(…)Veroli ma anche altri importanti centri della Ciociaria come Alatri, Sora, Pastena e Isola del Liri, raggiunsero una certa popolarità nelle regioni di tutta Italia in seguito ad una particolare figura della donna: la balia da latte. Caratteristica particolare di queste donne era il loro latte, abbondante e carico di anticorpi: quindi prezioso come l’oro (…)”. Nel secondo caso perché la mortalità infantile dei neonati e dei bambini “ (…) è il carattere storico determinante della dinamica demografica delle società pre –moderne (…). A Sabrina Trasolini il merito di aver approfondito alcuni aspetti di questo paese, che assommati all’archeologia, alla storia ed ai prodotti tipici, fanno di Veroli un eccellente punto di riferimento turistico del basso Lazio.

La scultura di Adamo Dell'Orco. Il gusto per la meraviglia!

Scultura di Adamo Dell'Orco in ulivo



Adamo Dell’Orco è uno scultore che vive e lavora ad Alatri (Fr) con la sua splendida famiglia. La produzione è notevole (guarda qui) e l’uso di materiali non desueti è una prerogativa di questo nostro artista. Questa sua sapienza nella lavorazione del legno di ulivo, del ferro e di altre materie, lo annovera a buon diritto tra i più singolari e apprezzati scultori non solo della provincia Ciociara. Della sua umiltà si può parlare tanto quanto la capacità di renderci partecipi di ciò che realizza. Un prodotto artistico deve saper coinvolgere sia l’osservatore più esperto sia quello più disattento a certe disacerbazioni di mestiere. L’arte contemporanea, che abusa di materiali provenienti dall’industrializzazione, molto spesso esaspera ed accentua quella concettualità che dovrebbe fare pendant con l’iconografia di tale opera d’arte. Adamo, invece, specie con quei volti scolpiti nel legno, ci ricorda quanto più facilmente sappia insinuarsi nel cuore un volto oppure un’espressione, cioè quello che sa fare mormorìo nell’anima. Il suo lavoro rende partecipe l’altro attraverso il sacro fuoco dell’arte, che sa custodire quasi ingelosendo chi non lo possiede. Quelle bellezze aggrovigliate dei corpi, nel tentativo di rivolgersi all’infinito-indefinito, annodano le nostre menti spasmodiche quasi all’inverosimile. E ci ricordano quanto tutti, dibattendoci, vorremmo spiccare il volo, senza dimenticare le radici terrene. Ma quei visi di Adamo sanno guardare oltre, molto oltre… Ed un grido si scioglie sulla loro bocca, zittendoli solo in apparenza.

giovedì 22 luglio 2010

Espressionismo figurativo contemporaneo: Roberta Fanfarillo, pittrice sentimentalista.


La pittura è un gesto, un sentimento, un’idea che nasce e si sviluppa a partire dalla consapevolezza che l’artista ha prima di tutto di sé stesso. La forma mentis che la pittura ci modella sopra a foggia di noi stessi, suggella il rapporto intrinseco che c’è tra la tela e colui che la dipinge. Il corto circuito che certa distruzione di massa dei sentimenti provoca, riuscendo ad annichilire anche le più remote tracce dell’adorazione amorosa di un prodotto artistico, non è assolutamente presente se l’intenzione di una scelta è buona. In questo caso, quando si dipinge, lo si fa per ispirazione e non per percorrere una strada che a tutti i costi vorrebbe farci raggiungere la fama della notorietà nel panorama sterminato di pennellate e cornici retrò. Questa ( la fama), è l’ultima tappa dei grandi pittori, scultori ed artisti che si muovono con umiltà.

Difatti, si parla qui di una giovane donna, che ha saputo lavorare in silenzio, senza disturbare, concedendo allo sguardo altrui ciò che le sue mani sanno realizzare, solo dopo attente e d esigenti meditazioni.

Roberta Fanfarillo (link), pittrice di Alatri, cittadina situata nella provincia Ciociara, rappresenta a buon diritto quella cerchia di pittori che hanno scelto una strada ben precisa. Ossia la rappresentazione figurata dei propri sentimenti, senza ricorrere a quei soggetti che più facilmente si “vendono”.

Angeli, volti, personaggi che richiamano attraverso la forza dello sguardo. Così profondi sono quegli occhi che fanno sprofondare in un percorso interiore dolcissimo, svelandoci gli stati d’animo dell’umanità.

Le sue figure sembrano appellarsi al cielo, chiedendosi il senso della vita, della sofferenza, del mistero angusto e doloroso della morte. E. nel tentativo di spiccare il volo, qualcosa ci trattiene a terra. Sono le radici, l’appartenenza di noi stessi ad un’esistenza che regala e toglie a fasi alterne, in più con l’idea che l’uomo non abbia facoltà di interagire con il destino. Ma è pur vero che “Faber est suae quisque fortunae”.