Un "Albero" di Carlo Mazzetti (Saluggia) |
Ripropongo la mia lettera per il nuovo anno, che i tutti miei cari hanno già ricevuto.
"Mi arrendo come piccina, al cospetto del tuo glaciare i secondi che passano. Perché il tempo trascorso, resta come inerme, impresso nei dettagli delle disperazioni. Se gli anni hanno voluto che io fossi qui, ad assemblare pezzi del tuo vagare nei costernati pensieri degli individui, allora mi ergo e chiedo ancora te.
Non abbandonare gli ultimi respiri a cui si aggrappano coloro che non vogliono la morte. Chiediamo la vita ! La vita ! Evanescenti, camminiamo affranti e scoraggiati come inutili viandanti. Ma chiediamo la vita !
Sofferenze, ingiustizie, dolore. Sono come barche che non affondano, perché non possiedono quel peso greve di chi invece ne condivide e subisce la rassegnazione.
Stacci accanto, per ogni istante stolto e scivoloso quanto la tua indifferenza. Non proporti come unica divinità dei nostri desideri. Non appesantirci le spalle ed il ventre col piombo delle tue preoccupazioni.
Allontanaci dal male, rendi il bene unica strada dei popoli, sciogli le guerre che sono solo catene di ferro pronte a spezzarci la coscienza. Col tuo affetto, sapremo compensarci nelle mancanza e consolarci nel capire chi noi siamo su questa terra."
Paola Zeppieri, Dicembre 2010
Paola Zeppieri, Dicembre 2010